“Non so dire se la pittura di Horiki scaturisca dall’incontro tra la sapiente meditazione orientale e la sensibilità occidentale; se la luce pierfrancescana dei suoi dipinti che, per sua stessa dichiarazione, ne ha mosso la ricerca pittorica, sia frutto di un “incontrare” o di un “ritrovare”. Piero della Francesca gli appartiene, come gli appartiene Odisseo. Le sue tele abitano gli spazi profondi della nostra memoria, del nostro “sapere”, occupano il delicato intervallo fra la commozione e il silenzio, e così facendo dichiarano il loro essere arte.
Time is suspended in Horiki’s paintings, not through sacred manifestation, but through the overcoming of temporariness. Narration needs neither a before nor an after, it is implicit in the pictorial matter, it is light and colour, and the eternal journey of Ulysses belongs to this, as does the constant repetition of gesture until that enchanted encounter with truth.“.