Horiki Katsutomi

“Ciò che appare è quasi l’immagine stessa del tempo, di cui le tele di Horiki restituiscono gli aspetti della combustione e dell’erosione. E la superficie del quadro risulta in effetti lavorata dal tempo, dal tempo della pittura: una parete minimale di “tessere” con motivi geometrici, impregnata di colori trascoloranti, e riquadrata iconicamente da una cornice neutra dipinta a tutto sesto o a sesto ribassato.

Così l’opera di Horiki rivela una doppia tensione, particolarmente suggestiva per le avventure contemporanee dell’arte. In primo luogo, la tendenza tutta orientale a sintetizzare in cifra ideografica/ simbolica la storia del pensiero e gli eventi della cultura, in modo tale che il divenire storico si manifesta nell’apparente atemporalità di un linguaggio emblematico. […] Mentre la volontà mimetica del naturalismo occidentale ha creato una netta separazione tra segni naturali e artificiali, facendo sì che quando questi s’incontrano ne nasca, per dirla con Barthes, una “società di segni vergognosi”, ovvero di segni la cui natura artificiale simula i segni naturali mascherando l’artificio rappresentativo”.

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